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NEWS 03.05.2023

NEWS 03.05.2023

  • Dumping contrattuale; tutela dei lavoratori e garanzie per le cure per gli assistiti

L’Ordine delle professioni sanitarie di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta ha chiesto un incontro urgente ai vertici della Asl Napoli 2 nord per chiedere conto di quanto sta accadendo ad alcuni professionisti sanitari dipendenti del centro Serapide dove 27 professionisti, tra fisioterapisti, terapisti della neuropsicomotricità, logopedisti, educatori, psicologi, hanno ricevuto nelle settimane scorse la comunicazione di interruzione immediata del rapporto di lavoro. I 27 si aggiungono ad altri 3 licenziamenti effettuati in modalità analoghe nelle settimane precedenti. La dinamica è la stessa e nasce dalla decisione della struttura accreditata con la Asl Napoli 2 nord di applicare un nuovo contratto penalizzante e dunque contestata dai camici bianchi.

I professionisti elencati per 12 anni hanno prestato la loro attività nelle strutture di Mugnano, Villaricca, Toiano, Monte di Procida fianco al fianco e facendo le stesse prestazioni di loro colleghi che, però, percepivano uno stipendio tra i 200 ed i 380 euro in più rispetto a loro. Dopo anni di lavoro a prestazione venivano definitivamente assunti ma da cooperative sociali in cui veniva applicato il contratto Aias, diverso da quello Aiop goduto dai vecchi dipendenti della casa madre. Un contratto più penalizzante sia in termini economici sia in termini di ferie e permessi. Tramite il sindacato, segnatamente la Cgil, i colleghi avevano chiesto di aprire una trattativa che si è arenata subito visto la ferma opposizione aziendale a recedere dall’applicazione del contratto Aias. Da chiarire anche il fatto che il centro avrebbe sospeso le cure per 30 bimbi e ragazzi con disturbi del neurosviluppo. Sergio Praticò, direttore del Distretto 40 dell’Asl Napoli 2 Nord, incontrando una rappresentanza dei manifestanti, ha assicurato che sono state avviate verifiche sul caso e  che queste verranno compiute rapidamente.

“Chiederemo al management della Asl – avverte il nostro presidente Franco Ascolese – di fare luce su tutti questi aspetti e di aprire un tavolo di confronto per la definizione di un accordo integrativo aziendale che possa conciliare il recupero di competitività aziendale con una migliore condizione lavorativa del personale senza penalizzazioni e differenze di trattamento economico tra vecchi e nuovi assunti”.

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  • Cure domiciliari, pronto un progetto dell’Ordine

Ascolese: serve una legge ad hoc che integri il Pnrr e il Dm 77

L’assistenza domiciliare in Italia resta ancora solo sulla carta nonostante i nuovi modelli e strandard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale e il potenziamento delle cure di prossimità pianificate nel Dm 77. Per la telemedicina, teleassistenza e per i regimi di assistenza a domicilio del paziente, concepito della norme come primo luogo di cura, gli obiettivi fissati dal Pnrr non sono stati finora raggiunti. La sanità territoriale e quindi l’assistenza domiciliare pensata e progettata per evitare l’affollamento negli ospedali rischiano di rimanere solo sulla carta. E la beffa è che stavolta i fondi ci sono, ma mancano ancora diversi adempimenti, non solo burocratici, per poterli ottenere. L’allarme arriva questa volta dalla Corte dei conti. Nella relazione inviata al ministero della Salute, a quello per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr e poi anche alla presidenza del Consiglio dei ministeri-cabina di regia Pnrr, oltre che ovviamente alla Ragioneria Generale dello Stato e alle Commissioni parlamentari competenti, sono indicati infatti tutti i ritardi finora accumulati nella tabella di marcia. Con il rischio, sempre più concreto di perdere le risorse già destinate a rendere la vita dei più fragili meno complicata dalle interminabili liste di attesa per un esame medico o una visita di controllo. Al palo anche le tecnologie per la telemedicina.

Perché questa operazione sia possibile, è necessario che ogni azienda sanitaria locale (asl) sia dotata di sistemi informativi completi, sicuri e compatibili con la rete ospedaliera da far confluire nelle cosiddette Cot, ossia Centrali Operative Territoriali. Il progetto per l’assistenza domiciliare ne prevede una in ogni distretto e dovrà coordinare la presa in carico del paziente, gestendo quindi il rapporto tra servizi e professionisti coinvolti. I fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per realizzare il piano denominato per l’appunto “Casa come primo luogo di cura e telemedicina”, sono in tutto 4 miliardi dei circa 15 destinati alla Sanità. Oltre 2 miliardi e 700 milioni sono destinati infatti per completare gli interventi nel campo dell’assistenza domiciliare, ben 280 milioni, invece, servono per realizzare Centrali operative territoriali e un miliardo di euro poi deve essere speso per la telemedicina. A mettere a repentaglio l’intero progetto, come evidenziare la Corte dei Conti, ci sono ancora diverse criticità da superare. Cot: ne erano state previste 600 entro metà 2024, una ogni 100mila abitanti. Ma alcuni obiettivi previsti per la fine del 2022 potrebbero non essere raggiunti e il 2023 potrebbe portare ritardi nel progetto. Restano poi molteplici dubbi sugli obiettivi indicati sulla carta per l’assistenza domiciliare degli over 65.

GLI ADEMPIMENTI

A preoccupare, sono soprattutto la mancata realizzazione dei primi adempimenti previsti, in particolare il monitoraggio dei risultati, che potrebbe ostacolare l’arrivo dei fondi alle Regioni.

“La difficile sostenibiità di tutto il Piano del Pnrr per il potenziamento delle cure territoriali si sostanzia nella mancanza di fondi ad hoc per la spesa corrente destinata a finanziare e garantire strutturalmente le assunzioni del personale che serve per far funzionare Cot, Case e ospedali di Comunità – spiega Franco Ascolese, presidente dell’Ordine delle professioni sanitarie di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta – è evidente che in questo scenario le cure domiciliari per i finanziamenti e gli strumenti innovativi impiegati per il monitoraggio, è quella che maggiormente si presterà ad essere attuata. Occorrono però una legge ad hoc e strumenti di programmazione adeguati a perseguire gli obiettivi di portare nell’alveo della sanità pubblica una serie di prestazioni (dai prelievi alle radiografie e altre indagini diagnostiche prestate a domicilio, fino alla fisioterapia) prestazioni oggi confluenti essenzialmente nella spesa privata. Da questo punto di vista siamo impegnati come Ordine ad elaborare – in raccordo con la Federazione nazionale e le Commissioni d’Albo regionali e nazionali – un’analisi ragionata de una proposta articolata del ruolo cruciale e delle funzioni nevralgiche che le professioni sanitarie giocano e giocheranno in questo ambito dell’assistenza sanitaria pubblica. L’obiettivo è garantire la qualità, l’accessibilità e la gratuità dell’assistenza a domicilio in un contesto di alta integrazione sociosanitaria da articolare in progetti pilota pronti a partire pensati sulla base di una valutazione medica e sanitaria del paziente che interviene sin dall’atto delle dimissioni dall’ospedale e in grado di seguirli in tutte le fasi della malattia. Parliamo quasi sempre di malati fragili e cronici che per definizione non guariscono e che evolvono nel tempo. L’obiettivo è garantire, con team multidiscilinari e cruscotti di montooraggio a distanza, dipendenti di unità operative autonome sotto il diretto coordinamento della direzione sanitaria aziendale, un salto di qualità delle cure a casa rispetto all’assetto attuale.

Occorrerà a tal fine valutare attentamente il fabbisogno di personale sanitario dei vari profili e incardinarlo nelle piante organiche di tali team multidisciplinari ricorrendo solo in subordine alla esternalizzazione dei servizi.      

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  • Vincolo di esclusività e incompatibilità per gli operatori delle professioni sanitarie: ecco le prime indicazioni operative   

Vincolo di esclusività e di incompatibilità per gli operatori delle professioni sanitarie (art. 13 del DL 30 marzo 2023, n. 34). La Federazione nazionale del nostro Ordine con la circolare n. 22 del 2023 ha già illustrato le novità recentemente introdotte su questo fronte dal DL 30 emanato in base alle previsioni dell’articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43 (Misure per gli operatori delle professioni sanitarie). Ora con la nuova circolare 25 del 2023 arrivano dalla Federazione le prime indicazioni operative in attesa della definitiva conversione in legge del Decreto.

–  Lavoro extra orario
Partiamo dallo svolgimento di attività professionali oltre l’orario di lavoro svolto dal professionista sanitario presso un ente del SSN: questa fattispecie deve essere preventivamente autorizzata dall’amministrazione di appartenenza sulla base di una specifica istanza

–  Il Regime giuridico e fiscale

Sul punto la norma non contiene indicazioni, di conseguenza è necessario attingere alla normativa che disciplina l’attività libero-professionale, da esercitarsi nel rispetto delle norme civilistiche e fiscali. Il professionista sanitario dovrà, quindi: essere in possesso di partita Iva, iscriversi alla Gestione separata Inps, munirsi di copertura assicurativa per l’attività libero professionale. Il titolare della Partita Iva può optare per il “regime forfettario” che esonera dall’applicazione della ritenuta d’acconto e dall’applicazione dell’IVA, con una tassazione forfettaria al 5% (per i primi cinque anni)

 escludendo la possibilità di svolgere attività libero professionali nelle forme della prestazione occasionale, applicando il regime fiscale, molto più snello, ad esse connesso. L’Agenzia delle Entrate (v. Risoluzione n. 41/E/2020) ha recentemente affermato il divieto di utilizzo della prestazione occasionale per gli iscritti ad albi professionali, ribadendo la necessità della partita IVA. La rigida impostazione dell’Agenzia delle Entrate non appare tuttavia del tutto condivisa dalla Corte di Cassazione (v. Cass. civ., sez. lav., 19 aprile 2021, n. 10267). Al momento, dunque, non è possibile fornire indicazioni certe.

Altra possibilità è costituita dalla stipula di un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (cococo). In questo caso, è verosimile che l’Agenzia delle Entrate configuri i compensi percepiti quali redditi di lavoro autonomo e non redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente (v. Risposta n. 463/2021 resa dall’Agenzia delle Entrate in tema di regime fiscale dei compensi erogati a medici in esecuzione di cococo).

I punti di incertezza della normativa sono oggetto di studio e monitoraggio anche di altre Federazioni e Consigli nazionali delle professioni sanitarie al fine di sottoporre al Legislatore le problematicità riscontrate, auspicabilmente superabili in sede di conversione.

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