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Il tecnico ortopedico e il territorio

Il tecnico ortopedico e il territorio

Il Tecnico ortopedico e il territorio: oltre trecento tecnici ortopedici provenienti da tutta Italia hanno partecipato nei giorni scorsi a Napoli, al galoppatoio della Reggia di Portici, al primo convegno nazionale di questa categoria professionale afferente all’Ordine delle professioni sanitarie Tecniche della Riabilitazione e prevenzione.

Un evento aperto che in sttreaming è stato seguito in tutto il mondo. Significativi i numeri rilevati negli accessi alla piattaforma, testimoni dell’interessa allargato sui temi trattati. In Italia, dove sono circa 2.300 i tecnici ortopedici iscritti all’Ordine, hanno sfiorato i 60 mila i visitatori della piattaforma in cui sono stati diffusi i lavori del corso di aggiornamento. Negli Usa sono stati circa 23.400, in Francia oltre 6.200, in India 943, in Polonia 316, 176 in Germania.    

I TEMI

Mancato aggiornamento del nomenclature dei dispositivi orto protesici ai dettami dell’UE ed alle tariffe vigenti nei principali paesi della comunità europea, assoluta carenza di tecnici all’interno delle piante organiche delle Asl, necessità di copertura economica dei nuovi Lea (per i quali buisognerà attendere almeno 12 mesi) alla luce della recente revisione approvata dal ministero che tuttavia non modifica sostanzialmente il quadro dei ritardi in assenza di uno snellimento burocratico e di un’idonea copertura dei costi: questi i temi affrontati dal programma di aggiornamento professionale. Una giornata di studio, approfondimento e formazione valida ai fini Ecm e promossa per analizzare le lacune dei progetti riabilitativi per gli amputati di arto inferiore, i nodi della formazione nell’ambito dei percorsi universitari.

Sotto i riflettori anche le competenze del Tecnico ortopedico nel progetto riabilitativo:

“Data la differenza tra le tipologie di dispositivi medici orto protesici – ha sottolineato Roberto Caserta presidente della Commissione d’Albo del nostro Ordine – la figura del Tecnico ortopedico è nei fatti indispensabile nel progetto riabilitativo per garantire la prevenzione verso il cittadino utente per l’appropriatezza prescrittiva, garantendo da un punto di vista tecnico oltre che clinico l’adeguato dispositivo. Da qui l’indispensabilità nelle piante organiche delle Asl di questa figura professionale. Solo l’azienda di Ortopedia Tecnica – ha poi aggiunto Caserta – ha il codice Ateco adeguato per immettere in commercio i dispositivi medici ortoprotesici”. Insomma fari puntati sulle lacune dei progetti riabilitativi per gli amputati di arto inferiore, sui nodi della formazione nell’ambito dei percorsi universitari che incidono non poco sull’appropriatezza prescrittiva e su modi e tempi  della realizzazione di protesi e ortesi oltre che sulla qualità dei percorsi stessi erogati ai pazienti.

LA GIORNATA

Una giornata di studio, approfondimento e formazione valida ai fini Ecm promossa dalla Federazione nazionale e dall’Ordine delle professioni sanitarie di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta e dalle relative Commissioni d’albo nazionale e regionale rappresentate rispettivamente dai presidenti Teresa Calandra, Franco Ascolese, Silvia Guidi e Roberto Genovese Caserta.

Presidenti del Convegno e responsabili scientifici Carlo Ruosi, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia e in Medicina Fisica e Riabilitazione, Ordinario della della Federico II, e il collega Tecnico ortopedico Roberto Genovese Caserta, presidente della Commissione d’Albo presso il nostro Ordine. “In Campania come anche nel resto del nostro paese – aggiunge quest’ultimo – i dipendenti delle strutture pubbliche sono praticamente inesistenti (i tecnici assunti in pianta stabile sono presenti solo a Firenze (1), ad Imperia (1) e all’Università Federico II di Napoli ed ancora si parla di bandi di gara per dispositivi che necessitano dell’intervento professionale del tecnico ortopedico”.

LE RIFLESSIONI

Due le riflessioni di ordine economico approfondite durante il suo intervento dal presidente del nostro Ordine Franco Ascolese
IL NOMENCLATORE

Il sistema sanitario italiano sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, che stanno avvenendo sia sul fronte della organizzazione che su quello delle prestazioni offerte ai pazienti. In particolare, negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo avanzamento tecnologico e scientifico, che ha portato alla nascita di nuove prestazioni diagnostico-terapeutiche, sempre più avanzate e sofisticate. Al contempo, si è reso necessario un aggiornamento dei nomenclatori delle prestazioni, che permetta di tener conto di questi sviluppi e di erogare le prestazioni su tutto il territorio nazionale.

In questo contesto, il Ministero della Salute, in collaborazione con le Regioni e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha adottato il decreto tariffe che consente la piena efficacia dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea) varati nel 2017. Dopo sei anni di lavoro, è stata raggiunta un’intesa in Conferenza Stato-Regioni, che ha portato all’approvazione del decreto. Il provvedimento aggiorna le tariffe delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, inclusa l’introduzione di prestazioni tecnologicamente avanzate e l’esclusione di prestazioni obsolete.  Per quanto riguarda l’assistenza protesica, il nuovo nomenclatore consentirà di prescrivere ausili informatici e di comunicazione, apparecchi acustici a tecnologia digitale, attrezzature domotiche e sensori di comando e controllo per ambienti, posaterie e suppellettili adattati per le disabilità motorie, arti artificiali a tecnologia avanzata e sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo. In particolare, l’inclusione di arti artificiali a tecnologia avanzata rappresenta un grande passo avanti per i pazienti che hanno subito amputazioni o che hanno bisogno di protesi per ripristinare le loro funzionalità motorie.

La revisione del nomenclatore Dpcm Lea è stata effettuata in base alle proposte formulate negli ultimi dieci anni da Regioni, Società scientifiche e soggetti ed enti che operano nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, per la definizione dei costi, è stato svolto un lavoro certosino, frutto di analisi accurate sulle prestazioni erogate in strutture sia pubbliche sia private, tenendo conto dell’alta variabilità tariffaria regionale, e del confronto con le società scientifiche.

In altre parole, il nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale rappresenta un importante passo avanti per l’assistenza sanitaria in Italia, poiché aggiorna e migliora le prestazioni sanitarie disponibili per i pazienti. In particolare, l’aggiornamento del nomenclatore dell’assistenza protesica consentirà ai pazienti con disabilità di accedere a dispositivi protesici avanzati, che potranno migliorare la loro autonomia e qualità della vita.

I NODI

“Tuttavia è inevitabile considerare l’impatto economico che questo nuovo Nomenclatore avrà sul sistema sanitario nazionale – aggiunge Roberto Caserta – e sulle finanze pubbliche e dunque anche sulla sostenibilità economica e copertura rispetto ai 430 milioni di euro messi Nel piatto per ora. In particolare, la relazione tecnica fornisce una stima dell’impatto delle tariffe proposte, che prevede un trasferimento di alcune categorie di ausili dal cosiddetto “su misura” al “di serie”. Questo trasferimento riguarda prodotti per un valore di 132,6 milioni di euro nelle Regioni analizzate, rispetto a un totale di 212,6 milioni di euro. Inoltre, la relazione fornisce una stima del valore residuo dei prodotti “su misura” per un totale di 80.037.843,03 euro nelle dieci Regioni oggetto del campione”.

Sebbene dunque la relazione tecnica evidenzi un aumento delle tariffe e delle prestazioni offerte è importante considerare l’impatto economico che questi cambiamenti avranno sul sistema sanitario nazionale e sulle finanze pubbliche. Sarà quindi cruciale valutare con attenzione le fonti di finanziamento per garantire la sostenibilità del sistema sanitario e la continuità dell’assistenza ai pazienti.

Il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale italiano (SSN) rappresenta una questione complessa e delicata, in quanto il sistema si trova a dover far fronte a un crescente fabbisogno di risorse finanziarie per far fronte alle richieste di prestazioni sanitarie sempre più avanzate e tecnologicamente complesse, in un contesto di risorse limitate.

I NUOVI LEA

“L’introduzione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) ha ampliato il campo di azione del Tecnico ortopedico – continua Caserta – poiché molti prodotti protesici e ortopedici sono stati inseriti tra le prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questo rende necessario un adeguamento delle competenze dei tecnici ortopedici, che devono essere costantemente aggiornati sulla normativa in vigore e sulle tecnologie più avanzate, oltre che sugli aspetti più prettamente medici ed ortopedici.

Un esempio di come il tecnico ortopedico possa collaborare con il medico specialista è rappresentato dal progetto riabilitativo per amputato di arto inferiore. Il progetto prevede una valutazione completa del paziente, la scelta del tipo di protesi più adatto, la realizzazione del dispositivo protesico, la sua messa a punto e la successiva riabilitazione del paziente. Il tecnico ortopedico, in questo caso, svolge un ruolo di fondamentale importanza nell’adattamento della protesi alle esigenze del paziente e nella manutenzione della stessa nel tempo, al fine di assicurare una corretta funzionalità e un’ottima qualità della vita. Inoltre, il tecnico ortopedico svolge un ruolo importante nella prevenzione delle patologie ortopediche. Attraverso la conoscenza delle tecnologie assistive, può individuare precocemente le situazioni a rischio e proporre soluzioni personalizzate per evitare il peggioramento della patologia”.

“La realizzazione efficace di tali progetti consente anche di attivare un processo continuo di aggiornamento delle tariffe del nuovo nomenclatore – conclude Ascolese – considerate le difficoltà incontrate nella stima dei costi indiretti. È quindi necessario individuare soluzioni ai vuoti informativi e realizzare una stima puntuale dei costi per un aggiornamento continuo delle tariffe.

Essenziale l’identificazione di dispositivi traccianti per la rilevazione puntuale dei costi diretti e indiretti, coinvolgendo le associazioni di categoria nella metodologia di rilevazione e coordinare la rilevazione presso un gruppo di associati rappresentativi del settore può essere di aiuto. L’approccio bottom up fornirà una griglia di rilevazione per arrivare alla stima dei costi diretti e indiretti di ciascun prodotto individuato come tracciante. La verifica della qualità dei dati rilevati sarà eseguita dagli esperti del Ministero della Salute, che procederanno alla loro elaborazione anche in comparazione diretta con i costi riportati in alcune realtà di Paesi europei”.

La rilevazione puntuale dei costi di produzione e dei prodotti inclusi nel nuovo nomenclatore sarà quindi collocata in un più ampio processo di aggiornamento continuo delle tariffe promosso dalla Commissione Permanente per l’Aggiornamento delle Tariffe. La futura implementazione delle fonti informative del NSIS gestite dal Ministero della salute fornirà ulteriori strumenti per dare continuità nel tempo a qualsiasi intervento di governo del settore.

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